Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania

Il clan dei casalesi ha ramificazioni ovunque. Nella terra di Gomorra soprattutto. L’Agro aversano è stato il campo di battaglia della “formazione” degli imprenditori del crimine organizzato made in Casal di Principe. Nel pubblico come nel privato, non si muoveva una foglia se i reggenti del clan non erano messi al corrente e davano il lascia passare. Per qualsiasi tipo di iniziativa. Gli appalti soprattutto. Sangue e cemento in odore di piombo. Quarant’anni circa di dominio assoluto. Chi doveva contrastare questa espansione imprenditorial-criminale è stato nella migliore delle ipotesi a guardare, inerme, uno spettacolo che ha reso la nostra terra un deserto senza sabbia. Una cosa è certa: lo Stato non ha dato le possibilità che ha dato il clan. Continua la lettura di Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania

Gli ecomafiosi nella terra di Gomorra la fanno sempre franca

Ormai nella nostra triste e martoriata terra è cosa risaputa: chi ha inquinato riesce sempre a farla franca. I fratelli Salvatore, Cuono e Giovanni Pellini sono stati per un trentennio all’apice dell’industria ecologica campana. Industriali dei crimini ambientali. Fanghi industriali da trasformare in compost la loro specialità. Un compost di veleni però. Del loro modus operandi, tra i tanti, ha raccontato tutto ai magistrati il collaboratore di Giustizia della fazione bidognettiana, il monnezzaro cesano Gaetano Vassallo: “dai Pellini ad Acerra i fanghi sono stati diluiti nell’acqua e sparsi nei campi con gli irrigatori automatici”. Continua la lettura di Gli ecomafiosi nella terra di Gomorra la fanno sempre franca

L’ex primula rossa Michele Zagaria parla e i palazzi del potere tremano

I colpi di scena nel panorama criminale nostrano non sono cosa da poco. Quando a vuotare il sacco è un personaggio dal calibro di Michele Zagaria, ras indiscusso del clan dei casalesi, significa che la lotta alle mafie sta portando i suoi frutti. Finalmente l’arbitro della contesa tra il Bene e il Male, quella Magistratura che per un trentennio è stata, nella migliore delle ipotesi a guardare, sta portando a casa risultati insperati e successi senza pari. Finalmente! è il caso di gridare a gran voce. Dopo più di 15 anni di latitanza dorata, la primula rossa di Casapesenna alias capastorta, fu assicurato alla Giustizia il 7 dicembre del 2011. E da allora è ristretto in un penitenziario di massima sicurezza al 41 bis, sorvegliato giorno e notte. “Il 41 bis è una condizione di vita disumana” ha gridato in passato in videoconferenza durante un processo. Continua la lettura di L’ex primula rossa Michele Zagaria parla e i palazzi del potere tremano

A Nicola Cosentino non resta che collaborare con la Giustizia

Quando il gatto non c’è i topi ballano. Il centrodestra è stata cosa sua per una ventina di anni. Nicola Cosentino, Nick o’merican per gli amici, è stato uno dei più potenti uomini politici di Terra di Lavoro. Qualcuno ha osato paragonarlo a Peppuccio Romano. E forse non si sbagliava. Con un’unica differenza: Peppuccio era figlio d’arte, Nick o’merican è uno che si è fatto da solo, ma la famiglia di origine è stata la sua rovina. Enfant prodige della politica, a soli 19 anni diventa consigliere comunale nella sua Casal di Principe. Nel frattempo si legò al deputato Alberto Ciampaglia, storico deputato socialdemocratico. A soli 21 anni entrò in rappresentanza del “sole nascente” in consiglio provinciale restandoci fino al ‘94. Continua la lettura di A Nicola Cosentino non resta che collaborare con la Giustizia

Don Peppe Diana sacrificato sull’altare del silenzio

Un “efferato crimine” compiuto da “spietati assassini” fu il commento a freddo del Pontefice Giovanni Paolo II dopo la notizia dell’assassinio di don Peppe Diana nella sagrestia della Chiesa di San Nicola a Casal di Principe la mattina del 19 marzo del 1994. Un omicidio eccellente, opera di mani esperte. Il clan aveva alzato la posta. Quel piombo che fece stramazzare al suolo don Diana aveva un peso specifico diverso. Il clan dei casalesi era all’apice della guerra interna: gli equilibri potevano essere ristabiliti solo con un omicidio che doveva scuotere le coscienze di chi era restato a guardare, inerme, uno spettacolo indecoroso. E la parte soccombente ci riuscì. Il gruppo di Giuseppe Quadrano, legato a Enzo De Falco, ‘o fuggiasco, la vecchia guardia stragista del clan dei Mazzoni legati ad Antonio Bardellino, mise a segno il colpo. Continua la lettura di Don Peppe Diana sacrificato sull’altare del silenzio