L’Agro aversano invaso dal contrabbando di bionde

 

Le scene dei venditori di sigarette di contrabbando agli angoli delle strade ormai nell’Agro aversano sono un lontano ricordo. Il contrabbando era appannaggio dei napoletani. La mafia casalese pretendeva lauti compensi dalle “famiglie” dedite ai traffici di “bionde” per il solo spazio occupato nelle strade. Un po’ come ancora oggi funziona con la prostituzione: occupi uno spazio? Bene, mi devi pagare per i tuoi traffici. Chi si sporcava le mani per la minuta vendita erano soprattutto gli extracomunitari, in maggioranza nordafricani, o pluripregiudicati che non avevano nulla da perdere. Poi d’improvviso, già con l’operazione Spartacus, i traffici nella zona dominata dallo strapotere dei clan mafiosi made in Casal di Principe iniziarono a diminuire. Finalmente lo Stato aveva deciso di cacciare i muscoli e il fenomeno della vendita per strada frenò bruscamente. Poi agli inizi del secolo ci fu l’invasione dei migranti est-europei. Oltre che la prostituzione di origine rumena, polacca e albanese, l’Agro aversano venne invaso dal contrabbando di tabacco lavorato dai Monopoli di mezza Europa dell’Est: dalla Moldavia all’Ucraina, passando per la Polonia e soprattutto arrivando dalla Romania. Lì dove si concentravano e si concentrano comunità di cittadini appartenenti all’ex Patto di Varsavia c’è tabacco di contrabbando. Anche perché il fenomeno, negli ultimi tempi di crisi che ha completamente divorato il terziario locale, è più che mai attuale. Dai mercati rionali a quelli settimanali, ai negozi di alimentari per stranieri. Se qualcuno nell’Agro aversano e ad Aversa città necessita di tabacco a basso prezzo sa a chi rivolgersi ed in pochi minuti arrivano pacchetti e stecche di sigarette. Intanto qualcosa si muove. Incessanti e numerosissime sono le operazioni di servizio condotte dai militari della “Sezione Mobile” del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta. Le Fiamme Gialle nel corso del 2018 hanno più volte intercettato e pedinato lungo l’asse autostradale Caserta-Salerno e Roma-Napoli, autoarticolati, camion e vetture con targhe straniere ed italiane portando a segno brillanti operazioni contro i contrabbandieri di tabacchi lavorati esteri di dubbia o accertata provenienza. Bionde dei marchi Winston, Regina, Marble, Xxl25 sono le più ricercate e immesse nel circuito della minuta vendita al dettaglio dai trafficanti senza scrupolo. Un mercato che frutta milioni di euro per organizzazioni di malavitosi stranieri che in accordo con le mafie e camorra locale quotidianamente soddisfano le esigenze di parti consistenti della popolazione che non sanno rinunciare al piacere della nicotina. Poi c’è chi fa le cose in grande. Come al solito la città metropolitana di Napoli si conferma la capitale del contrabbando di sigarette. Le strade cittadine a nord del capoluogo partenopeo (Sant’Antimo, Melito…) sono ancora ben visibili gli espositori con i pacchetti di sigarette di contrabbando. E nessuno li tocca. Agiscono indisturbati. Pluripregiudicati soprattutto. A qualsiasi ora del giorno la minuta vendita di tle contraffatto è una realtà economica che da a campare a decine di famiglie. Sui banchetti è facile imbattersi in pacchetti di bionde dai marchi sconosciuti ai monopoli anche stranieri. “Squadra Azzurra” è l’ultima moda dei contrabbandieri napoletani che si spingono a trafficare merce anche nell’Agro aversano. Sui pacchetti, ologrammato con la scritta “Original”, è descritto che è tabacco italiano (Italian blend). Oltre agli avvisi “fumare in gravidanza fa male al bambino” e lo scrupoloso “il fumo uccide”, sui pacchetti è scritto che sono made in Switzerland e che le sigarette sono fatte “solo con il migliore tabacco italiano” della “famosa e vecchia ricetta del XVI secolo del Cardinale Prospero Pubblicola”. Evidentemente vogliono dare il tocco di italianità ad un affare che sa solo di losco e di illecito. Pacchetti forse assemblati in qualche scantinato della cintura nord napoletana con tabacco di chissà quale provenienza. In tempo di crisi è meglio non sparare. Non creare clamore inutile e attenzione degli investigatori, tanto i clan tra le province di Napoli e Caserta sono floridi più che mai.