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L’area griglia dell’imprenditoria del Male

Il rampollo della famiglia Schiavone, il primogenito Nicola inizia a mietere le prime “vittime”. Da qualche mese ha iniziato a collaborare con la Giustizia. Interrogatori su interrogatori. Un fiume in piena. Al momento centinaia di pagine di verbali con dichiarazioni etero e auto accusatorie la cui fondatezza è al vaglio degli inquirenti. Alla Procura distrettuale Antimafia di Napoli è un pool intero di magistrati a lavorarci. Decine i filoni d’inchiesta che potrebbero aprire profondi squarci tra le sacche di resistenza di coloro che ancora hanno fiducia e come riferimento lo spietato clan dei casalesi. Omicidi, traffici illeciti, estorsioni. Pane quotidiano per colui che ha retto le sorti dell’esercito del male made in Casal di Principe per qualche lustro. Nicola Schiavone aveva un nome e una stirpe da difendere. Gli “agganci” con alcuni politici che hanno fatto parte dell’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere e il legame, stretto, con diversi imprenditori disposti a pagare tangenti al clan pur di aggiudicarsi gli appalti banditi dal Comune sammaritano. Continua la lettura di L’area griglia dell’imprenditoria del Male

Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania

Il clan dei casalesi ha ramificazioni ovunque. Nella terra di Gomorra soprattutto. L’Agro aversano è stato il campo di battaglia della “formazione” degli imprenditori del crimine organizzato made in Casal di Principe. Nel pubblico come nel privato, non si muoveva una foglia se i reggenti del clan non erano messi al corrente e davano il lascia passare. Per qualsiasi tipo di iniziativa. Gli appalti soprattutto. Sangue e cemento in odore di piombo. Quarant’anni circa di dominio assoluto. Chi doveva contrastare questa espansione imprenditorial-criminale è stato nella migliore delle ipotesi a guardare, inerme, uno spettacolo che ha reso la nostra terra un deserto senza sabbia. Una cosa è certa: lo Stato non ha dato le possibilità che ha dato il clan. Continua la lettura di Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania

l’ex parlamentare regionale Angelo Brancaccio, Re dell’abusivismo edilizio

“Il comune di Orta di Atella si sviluppa su una superficie di 10,7 km quadrati ed oggi conta una popolazione di oltre 28.000 abitanti. La popolazione del comune e aumentata dall’anno 2002 ad oggi ben oltre il 100%. Infatti, da una popolazione di 13.099 residenti (dato riferito all’anno 2002) si e passati ad oltre 28.000 abitanti (dato riferito al 2014). Lo sviluppo demografico della locale popolazione ha trovato riscontri nella speculazione edilizia che il territorio ha dovuto subire nel corso degli ultimi 12 anni, atteso che la cementificazione “illegale e priva di alcun controllo” e durata per circa un decennio, arrecando gravissimi danni al territorio, all’ambiente, Continua la lettura di l’ex parlamentare regionale Angelo Brancaccio, Re dell’abusivismo edilizio

Procuratore Colangelo, certi dell’esistenza della pen drive del boss Michele Zagaria

Sull’esistenza della pen drive “siamo ragionevolmente certi; come e in quali circostanze si sia verificato questo passaggio non e’ dato purtroppo sapersi. Cosi’ il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo, in audizione in Commissione Antimafia, sulla pen drive che sarebbe stata trafugata dal bunker sotterraneo dove il boss dei Casalesi Michele Zagaria e’ stato arrestato il 7 dicembre 2011. “Non abbiamo individuato l’autore, ma non riteniamo chiusa la faccenda e sono in corso una serie di indagini”. Le indagini, ha sottolineato il procuratore, “puntano a individuare ruoli e passaggi che si sono verificati”. “La pen drive – ha spiegato Colangelo – non l’abbiamo trovata. Riteniamo tuttavia avesse una notevole importanza: fu pagato un prezzo ingente per il passaggio, si parla di 50 mila euro, e vennero coinvolte una serie di persone pur di portarla fuori”. “Cosa contenesse – ha aggiunto Colangelo – non e’ dato saperlo: c’e’ chi ipotizza indicazioni di tipo patrimoniale, chi l’esistenza  dell’organigramma dell’associazione di Zagaria, chi la lista dei soggetti esterni al clan ma a lui vicini, come imprenditori a cui fare ricorso. Sono pero’ tutte ipotesi. Al momento non riteniamo la partita sia del tutto chiusa. Continua la lettura di Procuratore Colangelo, certi dell’esistenza della pen drive del boss Michele Zagaria

La Campania come la Bosnia, Cosentino scaricato da Berlusconi

La candidatura a tutti i costi, lo scranno e le guarentigie parlamentari restavano l’unica cosa che poteva salvare il culo al potente Nicola Cosentino. Il casalese ed alcuni politici a lui più vicini hanno tentato in tutti i modi di farsi ricevere da tra la fine di gennaio e l’inizio di aprile. «Non vorrei che la Bosnia che si verifica in Campania possa essere il preludio ad una Bosnia più allargata in altri territori»: così, riferendosi ai problemi interni a Forza Italia, Nicola Cosentino parlava al telefono il 28 gennaio con Daniela Santanchè. Dopo aver ribadito che «non c’è nessuna scissione», «non c’è nessun nuovo partito», e in una manifestazione da lui organizzata «c’erano tremila bandiere di Forza Italia», l’ex parlamentare si lamenta di essere boicottato e avverte: «Se vanno a dire che Cosentino non c’ha manco più il voto della moglie, che è finito, la gente qua si ribella! Si ribella alle nuove scelte che ha fatto lui, non vuole starci più. Anzi, invece di ringraziarmi che comunque io mi adopero per mantenere tutto dentro, mi si attacca pure con operazioni di piccolo sabotaggio… Questa gente è nata insieme a me, non mi lascerà mai». Daniela Santanchè in difesa dell’amico casalese: «Bisogna parlare con lui, farlo ragionare, dirgli le cose. Parlare con Berlusconi!». Ma è proprio questo che Cosentino non riesce a ottenere: «Non me lo passano! Non me lo passano!». E si chiede: «Perchè fa così? Perchè?». Cosentino è amareggiato («Io mi sento figlio di Berlusconi»), ma non è rassegnato a starsene con le mani in mano e si sfoga. «E tu (riferendosi all’ex premier, ndr) mi tratti ancora così! Insomma allora ci rimango male. Insomma, una soluzione lui la deve immaginare, perchè se no qua va tutto a picco. Dato che la Campania – una volta era la Sicilia, che dava un pò gli indicatori, ma adesso è diventata la Campania – non vorrei che la Bosnia che si verifica in Campania poi possa essere il preludio ad una Bosnia allargata ad altri territori». «Vieni a Roma domani, che alle tre andiamo dal presidente io e te». Così il 28 marzo 2013 diceva a Nicola Cosentino il senatore Denis Verdini, braccio destro di Silvio Berlusconi. Sembrerebbe dunque che gli ostacoli di cui l’ex sottosegretario all’Economia si era lamentato in varie telefonate precedenti siano stati superati. Continua la lettura di La Campania come la Bosnia, Cosentino scaricato da Berlusconi