La candidatura a tutti i costi, lo scranno e le guarentigie parlamentari restavano l’unica cosa che poteva salvare il culo al potente Nicola Cosentino. Il casalese ed alcuni politici a lui più vicini hanno tentato in tutti i modi di farsi ricevere da tra la fine di gennaio e l’inizio di aprile. «Non vorrei che la Bosnia che si verifica in Campania possa essere il preludio ad una Bosnia più allargata in altri territori»: così, riferendosi ai problemi interni a Forza Italia, Nicola Cosentino parlava al telefono il 28 gennaio con Daniela Santanchè. Dopo aver ribadito che «non c’è nessuna scissione», «non c’è nessun nuovo partito», e in una manifestazione da lui organizzata «c’erano tremila bandiere di Forza Italia», l’ex parlamentare si lamenta di essere boicottato e avverte: «Se vanno a dire che Cosentino non c’ha manco più il voto della moglie, che è finito, la gente qua si ribella! Si ribella alle nuove scelte che ha fatto lui, non vuole starci più. Anzi, invece di ringraziarmi che comunque io mi adopero per mantenere tutto dentro, mi si attacca pure con operazioni di piccolo sabotaggio… Questa gente è nata insieme a me, non mi lascerà mai». Daniela Santanchè in difesa dell’amico casalese: «Bisogna parlare con lui, farlo ragionare, dirgli le cose. Parlare con Berlusconi!». Ma è proprio questo che Cosentino non riesce a ottenere: «Non me lo passano! Non me lo passano!». E si chiede: «Perchè fa così? Perchè?». Cosentino è amareggiato («Io mi sento figlio di Berlusconi»), ma non è rassegnato a starsene con le mani in mano e si sfoga. «E tu (riferendosi all’ex premier, ndr) mi tratti ancora così! Insomma allora ci rimango male. Insomma, una soluzione lui la deve immaginare, perchè se no qua va tutto a picco. Dato che la Campania – una volta era la Sicilia, che dava un pò gli indicatori, ma adesso è diventata la Campania – non vorrei che la Bosnia che si verifica in Campania poi possa essere il preludio ad una Bosnia allargata ad altri territori». «Vieni a Roma domani, che alle tre andiamo dal presidente io e te». Così il 28 marzo 2013 diceva a Nicola Cosentino il senatore Denis Verdini, braccio destro di Silvio Berlusconi. Sembrerebbe dunque che gli ostacoli di cui l’ex sottosegretario all’Economia si era lamentato in varie telefonate precedenti siano stati superati. Continua la lettura di La Campania come la Bosnia, Cosentino scaricato da Berlusconi