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Michele Zagaria e fiction nella terra abitata da diavoli

Una rondine non fa primavera, recita un vecchio adagio. Dipende dalla rondine, aggiungerei. Campania felix trasformata in un paese abitato da diavoli. Una terra fertile, rigogliosa, ricca di bellezze artistiche e naturali ridotta a brandelli. È questa oggi la terra del famigerato clan dei casalesi. Sete di potere, comando, piombo, sangue, cemento, movimento terra, appalti. Di chi è la colpa? Certamente chi aveva gli strumenti per contrastare il Male si è rivelato un dilettante, probabilmente è stato complice, chiuso nel suo sibillino silenzio. Al massimo è restato a guardare uno spettacolo macabro e ha consentito tutto questo. Con il soporifero assenso di un popolo colluso e corrotto, tranne pochissime e rare eccezioni. È normale chiedersi come sia stato possibile che un uomo resta latitante per più di quindici anni. Restando vivo e vegeto nel suo paesello di origine, controllando tutto, avendo sempre l’ultima parola. Girando indisturbato, accompagnato dai fidi uomini, con la sola paura di perdere il controllo dei suoi affari. Continua la lettura di Michele Zagaria e fiction nella terra abitata da diavoli

Imprenditoria e politica al servizio del superboss Michele Zagaria, sequestrato il mega centro commerciale Jambo

Sindaci e dipendenti comunali al servizio degli interessi economici del boss dei Casalesi Michele Zagaria: e’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Napoli sul Comune di Trentola Ducenta (Caserta), che ha portato oggi all’arresto di 24 persone e al sequestro del centro commerciale Jambo di Trentola, ritenuto la “cassaforte del clan Zagaria”. I reati contestati a vario titolo sono l’associazione a delinquere di stampo camorristico, il concorso esterno in associazione mafiosa, l’intestazione fittizia di beni, il riciclaggio, l’estorsione, la falsita’ materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, l’abuso d’ufficio, la truffa e la turbata liberta’ degli incanti. Tra i destinatari delle misure cautelari ci sono il boss, il fratello Carmine, alcuni dei suoi fedelissimi come i fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo, ma soprattutto c’e’ l’attuale sindaco di Trentola Ducenta, Michele Griffo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa che pero’ questa mattina e’ risultato irreperibile ed e’ tuttora ricercato da polizia e carabinieri. Secondo alcune voci non confermate sembrerebbe si sia allontanato dalla sua abitazione ieri pomeriggio. Risultano irreperibili anche altri tre indagati, tutti imprenditori, tra cui Alessandro Falco, titolare della societa’ che gestisce il centro commerciale le cui quote sarebbero riconducibili allo stesso Zagaria. Continua la lettura di Imprenditoria e politica al servizio del superboss Michele Zagaria, sequestrato il mega centro commerciale Jambo

Procuratore Colangelo, certi dell’esistenza della pen drive del boss Michele Zagaria

Sull’esistenza della pen drive “siamo ragionevolmente certi; come e in quali circostanze si sia verificato questo passaggio non e’ dato purtroppo sapersi. Cosi’ il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo, in audizione in Commissione Antimafia, sulla pen drive che sarebbe stata trafugata dal bunker sotterraneo dove il boss dei Casalesi Michele Zagaria e’ stato arrestato il 7 dicembre 2011. “Non abbiamo individuato l’autore, ma non riteniamo chiusa la faccenda e sono in corso una serie di indagini”. Le indagini, ha sottolineato il procuratore, “puntano a individuare ruoli e passaggi che si sono verificati”. “La pen drive – ha spiegato Colangelo – non l’abbiamo trovata. Riteniamo tuttavia avesse una notevole importanza: fu pagato un prezzo ingente per il passaggio, si parla di 50 mila euro, e vennero coinvolte una serie di persone pur di portarla fuori”. “Cosa contenesse – ha aggiunto Colangelo – non e’ dato saperlo: c’e’ chi ipotizza indicazioni di tipo patrimoniale, chi l’esistenza  dell’organigramma dell’associazione di Zagaria, chi la lista dei soggetti esterni al clan ma a lui vicini, come imprenditori a cui fare ricorso. Sono pero’ tutte ipotesi. Al momento non riteniamo la partita sia del tutto chiusa. Continua la lettura di Procuratore Colangelo, certi dell’esistenza della pen drive del boss Michele Zagaria

Casapesenna, un intero paese cablato per le comunicazioni del boss Michele Zagaria

Michele Zagaria, il boss dei Casalesi arrestato nel dicembre del 2011 dopo una lunghissima latitanza, per anni aveva continuato a impartire ordini al clan dopo aver fatto cablare l’intero paese: fili interrati per centinaia di metri, che mettevano in collegamento il suo bunker con le postazioni di gregari e fiancheggiatori. Per questo mai una volta gli inquirenti erano riusciti a captare la sua voce nel corso delle centinaia di intercettazioni dei telefoni degli affiliati alla cosca. Oggi la polizia ha eseguito perquisizioni e sequestri in numerose case di Casapesenna, il comune del Casertano dove Zagaria è nato e ha percorso tutte le tappe della sua carriera criminale. Nelle abitazioni di familiari e fiancheggiatori era stato istallato il sistema di citofoni che permetteva al boss di comunicare con i suoi uomini. L’indagine delle Squadre mobili delle Questure di Caserta e Napoli, coordinate dalla Dda partenopea, con il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e i pm Catello Maresca e Marco Del Gaudio, hanno portato alla scoperta di un sistema interrato nelle strade del comune del Casertano, ritenuto tecnologicamente all’avanguardia: dotato com’era di rilevatori di tensione capaci di segnalare eventuali cali dovuti ad accessi abusivi, di un alimentatore autonomo in grado di assicurare il funzionamento, anche in caso di distacco di energia, e di un potenziatore di segnale per raggiungere obiettivi distanti alcune centinaia di metri. Continua la lettura di Casapesenna, un intero paese cablato per le comunicazioni del boss Michele Zagaria

Vergogna a Gomorra, i messaggi dei boss si leggono dall’altare

Una lettera anonima, che proveniva probabilmente da imprenditori preoccupati per il fatto che lo scompaginamento, in seguito agli arresti, del clan locale aveva determinato richieste estorsive da parte di una cosca di un’altro paese. Il messaggio fu spedito al parroco che dall’altare, durante la messa di Pasqua del 2012, avvertì come a Casapesenna, il comune del Casertano dove prima il clan Zagaria dettava legge, fossero ormai arrivati i ”sanciprianesi” (dal vicino comune di San Cipriano di Aversa, ndr) a ”dare fastidio” senza che nessuno prendesse provvedimenti. L’episodio emerge dagli atti dell’inchiesta sull’ospedale di Caserta. Dopo la cattura del boss Michele Zagaria, e con il prolungarsi della detenzione di due fratelli, a gestire gli affari – si legge nell’ordinanza – fu l’altro fratello, Antonio. Si determinarono ritardi nei pagamenti che ”spettavano” alla famiglia Zagaria” che garantiva agli imprenditori locali l’aggiudicazione di importanti lavori e appalti pubblici. Racconta Giuseppe Venosa, un collaboratore che ebbe parte attiva in quella vicenda: ‘‘Nel periodo di Pasqua 2012 ci fu detto di andare da alcuni di questi imprenditori in società con la Famiglia Zagaria a chiedere soldi. Era successo questo: dopo l’arresto di Zagaria, venendo a mancare la sua guida ferma sul territorio, alcuni imprenditori iniziavano a far mancare i soldi che stabilmente garantivano alla famiglia. Fu così che Antonio Zagaria ci disse di andare a ‘bussare’ da questi imprenditori in modo che avessero l’idea che eravamo noi Sanciprianesi a chiedere questi soldi, e quando loro fossero andati da Zagaria per chiedere tutela, questi li avrebbe messi di fronte alle loro responsabilità”. Continua la lettura di Vergogna a Gomorra, i messaggi dei boss si leggono dall’altare