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Quando la politica va a braccetto con la mafia casalese

Quando a finire nella rete della Magistratura sono i mafiosi, quasi non fa più notizia. Nella terra di Gomorra nessuno più si scandalizza. Grazie al “racconto” dei collaboratori di Giustizia sono migliaia i criminali assicurati alla Giustizia e miliardi di euro che sono diventati patrimonio dello Stato. Servono, sono utili e ben vengano nuove collaborazioni. Se non fosse stato per i collaboratori di giustizia quante persone l’avrebbero fatta franca. Tantissimi. Anche tanti errori, omissioni, silenzi inappropriati, verbali ancora desecretati. Non è tutto oro quello che luccica sicuramente, ma ad oggi la nostra terra è più libera di prima anche e soprattutto grazie al fenomeno del pentitismo. Chi fa la scelta di “collaborare” e lo fa seriamente aiuta la Giustizia. Continua la lettura di Quando la politica va a braccetto con la mafia casalese

Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania

Il clan dei casalesi ha ramificazioni ovunque. Nella terra di Gomorra soprattutto. L’Agro aversano è stato il campo di battaglia della “formazione” degli imprenditori del crimine organizzato made in Casal di Principe. Nel pubblico come nel privato, non si muoveva una foglia se i reggenti del clan non erano messi al corrente e davano il lascia passare. Per qualsiasi tipo di iniziativa. Gli appalti soprattutto. Sangue e cemento in odore di piombo. Quarant’anni circa di dominio assoluto. Chi doveva contrastare questa espansione imprenditorial-criminale è stato nella migliore delle ipotesi a guardare, inerme, uno spettacolo che ha reso la nostra terra un deserto senza sabbia. Una cosa è certa: lo Stato non ha dato le possibilità che ha dato il clan. Continua la lettura di Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania

L’ex primula rossa Michele Zagaria parla e i palazzi del potere tremano

I colpi di scena nel panorama criminale nostrano non sono cosa da poco. Quando a vuotare il sacco è un personaggio dal calibro di Michele Zagaria, ras indiscusso del clan dei casalesi, significa che la lotta alle mafie sta portando i suoi frutti. Finalmente l’arbitro della contesa tra il Bene e il Male, quella Magistratura che per un trentennio è stata, nella migliore delle ipotesi a guardare, sta portando a casa risultati insperati e successi senza pari. Finalmente! è il caso di gridare a gran voce. Dopo più di 15 anni di latitanza dorata, la primula rossa di Casapesenna alias capastorta, fu assicurato alla Giustizia il 7 dicembre del 2011. E da allora è ristretto in un penitenziario di massima sicurezza al 41 bis, sorvegliato giorno e notte. “Il 41 bis è una condizione di vita disumana” ha gridato in passato in videoconferenza durante un processo. Continua la lettura di L’ex primula rossa Michele Zagaria parla e i palazzi del potere tremano

Don Peppe Diana sacrificato sull’altare del silenzio

Un “efferato crimine” compiuto da “spietati assassini” fu il commento a freddo del Pontefice Giovanni Paolo II dopo la notizia dell’assassinio di don Peppe Diana nella sagrestia della Chiesa di San Nicola a Casal di Principe la mattina del 19 marzo del 1994. Un omicidio eccellente, opera di mani esperte. Il clan aveva alzato la posta. Quel piombo che fece stramazzare al suolo don Diana aveva un peso specifico diverso. Il clan dei casalesi era all’apice della guerra interna: gli equilibri potevano essere ristabiliti solo con un omicidio che doveva scuotere le coscienze di chi era restato a guardare, inerme, uno spettacolo indecoroso. E la parte soccombente ci riuscì. Il gruppo di Giuseppe Quadrano, legato a Enzo De Falco, ‘o fuggiasco, la vecchia guardia stragista del clan dei Mazzoni legati ad Antonio Bardellino, mise a segno il colpo. Continua la lettura di Don Peppe Diana sacrificato sull’altare del silenzio

Lo Stato non è vicino alle vittime delle mafie

Le Istituzioni invitano a denunciare. E se uno crede in quello che fa lo deve fare sempre. A prescidere. Ma chi assiste chi ha il coraggio di farlo? Nella Terra di Gomorra dove fino a pochi anni fa si è assistito ad una chiara trattativa Stato-Mafia, la gente ha paura. Qualcosa è cambiato, ma c’è ancora tanto da fare. Ed è abbastanza comprensibile il timore di rivolgersi a chi amministra la giustizia o controlla l’ordine pubblico. Anche perché poi chi ha denunciato o si è ribellato allo strapotere criminale dei clan, a volte si ritrova sconfitto due volte: oltre a perdere la vita di chi ha osato dire no alle mafie, i familiari degli stessi vengono lasciati soli. Continua la lettura di Lo Stato non è vicino alle vittime delle mafie