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La camorra chiama, Lusciano risponde. Tragicommedia dell’affarismo politico nella terra di nessuno

Terra di Lavoro e camorra. Un binomio a dir poco inscindibile. Terra di Gomorra, terra di intrallazzi, opposizione e maggioranza esaurite nel controllo di eventuali momenti di patologia nell’esercizio dell’azione amministrativa. Lusciano terra di conquista, terra di camorra. Consiglieri di opposizione che di giorno in una farsa da cinematografo vestono i panni di paladini della giustizia sociale, firmano interpellanze consiliari, inviano missive in Prefettura, minacciano esposti in Procura, attaccano manifesti gridando allo scandalo, si espongono alla berlina del buon governo sulla stampa “amica” e complice; di sera trattano con l’imprenditore, già schiavo del sistema criminal-mafioso, a suon di piccioli. Vergogna italica? Scandalo della provincia meridionale? A cadere nella rete dell’antimafia napoletana una banda di spregiudicati pseudo amministratori comunali, tecnici col vizietto dell’affaruccio sottobanco, imprenditori border line, financo un parlamentare della Repubblica delle banane, al secolo Luigi Cesaro, alias Gigino la polpetta. Attribuzione pilotata della gara d’appalto per il Piano degli Insediamenti Produttivi di LUSCIANO, il rilascio di autorizzazioni e documenti amministrativi riguardanti il Piano di Edilizia Economica e Popolare (PEEP), alla progettazione definitiva, la costruzione e la gestione di un Centro Sportivo Natatorio Polivalente. Queste in sostanza la materia del contendere: due gare d’appalto milionarie, un concorrente scomodo da estromettere a ogni costo, un incontro con i boss dei Casalesi raccontato da un imprenditore colluso, oggi collaboratore di giustizia. Verte su questo l’inchiesta della Dda di Napoli per la quale una richiesta di arresto nei confronti del deputato di Forza Italia Luigi Cesaro. Continua la lettura di La camorra chiama, Lusciano risponde. Tragicommedia dell’affarismo politico nella terra di nessuno

Politica&camorra, il clan col centrodestra e Nicola Cosentino incontrò il superboss Sandokan

“Alle elezioni politiche del 1994, 1996 e 2001 il clan dei Casalesi appoggiò i partiti di centrodestra, FI, An e Udc. Poi negli anni successivi, in particolare alle elezioni provinciali del 2005, anche l’Udeur con Nicola Ferraro, che era socio di Sandokan (il boss Francesco Schiavone, ndr) e per il clan era uguale a Cosentino. Entrambi erano a disposizione del clan e per questo non hanno mai pagato nulla”. Lo ha rivelato il pentito dei Casalesi, Roberto Vargas, nel corso dell’udienza del processo “Il principe e la scheda ballerina” durante il controesame dell’avvocato di Nicola Cosentino, Agostino De Caro. Vargas chiama in causa anche gli ex parlamentari Gennaro Coronella e Italo Bocchino: “Ho sempre sostenuto personalmente Gennaro Coronella, cui sono imparentato. Ho fatto anche campagna elettorale porta a porta per lui e ricordo che nel 1994 Bocchino, allora avvocato praticante, mi aiutava a preparare le buste elettorali a casa di Coronella”. “Per Cosentino – ha concluso Vargas – invece non ho mai fatto campagna elettorale”. E qui entra in scena nuovamente Nick ‘o merican al secolo Nicola Cosentino che avrebbe incontrato il capo dei Casalesi, Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, per parlare di appalti e politica. Ed ancora: avrebbe “chiuso” per conto del clan la tangente per la centrale termoelettrica di Sparanise (Caserta). Continua la lettura di Politica&camorra, il clan col centrodestra e Nicola Cosentino incontrò il superboss Sandokan