L’Agro aversano, da califfato cosentiniano a roccaforte grillina

La devastazione del territorio dell’Agro aversano ha precise responsabilità. È inutile girarci attorno. È dall’Unità d’Italia che Terra di Lavoro prima e poi la provincia di Caserta è stata il feudo del più becero conservatorismo e opportunismo. Per antonomasia Ministeriale, poi nazionalista, poi fascista, poi democristiana. Poi arrivò la colonizzazione dei barbari scesi dal profondo nord: d’un tratto è stata per 20 anni la provincia più berlusconiana d’Italia. Dal candore della Balena bianca all’azzurro made in Casal di Principe. Un branco di pecoroni fondamentalmente. Tranne qualche lustro successivo a Tangentopoli quando le bande armate democristiane dovettero battere la ritirata per questioni di manette, l’Agro aversano è stato sempre il feudo di qualche signorotto locale che ne ha determinato le sorti politico-amministrative. In negativo chiaramente. Svanito il sogno dell’agognata Aversa-Provincia, si sono susseguiti solo cavalli di parata smorti a rappresentare il territorio aversano nei due rami del Parlamento. Uomini che, come dimostrano i processi e le condanne, hanno stretto un patto con il male assoluto. Qualcuno, nonostante il ruolo di spicco, è riuscito a farla franca. Si spera ancora per poco. L’unica a beneficiare delle scelte scellerate di una politica complice e nello stesso modo succube dei criminali casalesi, è stata la mafia a base imprenditoriale locale: per un trentennio, certa politica è stata completamente asservita al benestare dei clan. E non erano i clan a rivolgersi alla politica. È stata sempre la politica a sedersi a tavola e a scendere a compromessi con i camorristi. E i cittadini inermi? Sono stati vittime sacrificali di scelte che avvenivano nei salotti del potere romano del “sistema” dei “mariuoli”. Ai cittadini loro solo le briciole. In cambio di qualche promessa, quasi sempre non mantenuta, di posti di lavoro precario. Solo chiacchiere e illusioni. I piccioli, il vil danaro sonante, erano riservati per chi doveva gestire gli appalti da far vincere all’imprenditore che poi diventava sponsor di certa politica. Pecunia non olet. Le elezioni del 4 marzo hanno dimostrato che nella terra di Gomorra, nonostante i sondaggi preelettorali erano chiari, è iniziata a spirare un’aria diversa. Malgrado c’è tutto o quasi da ricostruire, si percepisce un chiaro desiderio di rivalsa della gente. Mai come in questo caso, gli elettori, finalmente, sono stati liberi di scegliere da chi essere rappresentati. A destra a centro come a sinistra. Colpivano le scene surreali nei seggi elettorali durante lo spoglio delle schede: quando, tempo addietro, c’erano gli sgherri del califfato cosentiniano, orme di galoppini scorrazzavano avanti e dietro. La sera delle ultime elezioni, che ha visto Aversa diventare d’un botto roccaforte grillina, una calma soporifera veleggiava nei seggi elettorali. Quasi non si vedeva l’ora di chiudere le scartoffie e scappare a casa lasciandosi trascinare dalle maratone televisive che annunciavano i clamorosi risultati elettorali. Una coalizione di centrodestra, ultimamente più verde-padano che azzurra, è riuscita a malapena a contenere una sconfitta che dimostra la pochezza degli attori in campo di chi è il protagonista, evidentemente in malo modo, di una delle stagioni amministrative più stantie per la Città. I democratici aversani, all’opposizione della truppa berlusconiana, dal canto loro, ce l’hanno messa tutta per distruggere quei pochi cocci che erano rimasti dalle ultime elezioni amministrative: un risultato vergognoso da parte di chi rappresenta il territorio in Regione e in Provincia. E come daranno conto al povero “sceriffo” della Campania don Vicienzo De Luca? Che vergogna! Sicuramente dal 5 marzo qualcuno di loro deve stare attento. La gente è stufa, stanca, impaurita forse. Il vento della rivalsa sociale spira verso un probabile cambiamento. Il risultato schiacciante e a valanga del grillismo c’era da aspettarselo in una terra maledetta dove i diritti sono stati per decenni elemosinati e barattati. Il potere logora chi non ce l’ha. È giunta veramente l’ora di ripulire tutto, a tutti i livelli, fino all’ultima scelta di una politica criminale che ha reso una terra prospera e feconda in una terra arida e desertica.