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Mafia&carburanti, sequestrati beni per 120 milioni di euro ai Cosentinos

Un vero e proprio monopolio nella distribuzione dei carburanti fondato sulla forza intimidatrice del clan dei Casalesi e sulla capacità di Nicola Cosentino, ex sottosegretario di governo, di esercitare pressioni per favorire le aziende dei fratelli Giovanni e Antonio e danneggiare, invece, quelle concorrenti. I carabinieri di Caserta e la Procura di Napoli hanno sequestrato preventivamente ai fratelli Cosentino beni per circa 120 milioni di euro costituiti dalle società Aversana Petroli e Ip Service, e da 142 distributori di carburante tra Campania, Calabria, Basilicata e Toscana. I tre fratelli Giovanni, Antonio e Nicola Cosentino sono già destinatari di un provvedimento cautelare personale emesso nell’ambito della stessa indagine il 3 aprile 2014: il primo è detenuto insieme a Nicola, mentre Giovanni si trova ai domiciliari. Lo stesso giorno furono emessi altri undici provvedimenti cautelari nei confronti di altrettante persone. Secondo quanto evidenziato dagli inquirenti, le fazioni Russo e Schiavone del clan dei casalesi hanno aiutato i fratelli Cosentino nel raggiungimento del loro obiettivo, cioè il monopolio nel settore della distribuzione di carburanti. Le accuse contestate agli indagati sono, a vario titolo, di estorsione, concussioni, illecita concorrenza con violenza e minacce, riciclaggio. Il tutto aggravato dall’avere agevolato un clan di camorra. I carabinieri di Caserta, guidati dal colonnello Scafuri e dal tenente colonnello Alfonso Pannone, hanno messo i sigilli a distributori di carburante in una decina di province italiane distribuite in quattro regioni. La maggior parte degli impianti, circa una quarantina, si trovano nel Casertano. I restanti perlopiù in Campania (tra Avellino, Benevento e Napoli) ma anche in Calabria (Vibo Valentia, Crotone, Reggio Calabria e Catanzaro), Potenza e anche in provincia di Siena. L’attività investigativa, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa, – a cui hanno preso parte il procuratore della Repubblica Giovanni Colangelo, il pm della Dna Francesco Curcio, il colonnello Scafuri e il tenente colonnello Pannone – ha avuto inizio tra il 1998 e il 1999 ed è terminata nel 2011. Continua la lettura di Mafia&carburanti, sequestrati beni per 120 milioni di euro ai Cosentinos

“Giovà, la malavita è finita”, il superkiller Setola si pente in aula. Il pm Milita: “non sono minimamente sorpreso”

“Dottor Milita, io ci vedo benissimo. Da oggi voglio fare il collaboratore di giustizia. Mandatemi a prendere. Mettete in salvo la mia famiglia altrimenti i Bidognetti li uccidono. Dottore venga da me gia’ questa sera e le diro’ tutto. Mi dispiace per Casal di Principe”. Nell’udienza di mercoledì scorso, il primo di ottobre, lo aveva escluso. “Fino a poco fa volevo fare una scelta collaborativa – disse – ma mi sono tirato indietro perche’ avrei dovuto accusare tutta Casal di Principe”. Giuseppe Setola, l’uomo che per fuggire al carcere duro si finse cieco nel 2008, inaugurando una stagione ‘del terrore’ nel Casertano per conto del gruppo Bidognetti dei Casalesi, collegato dal carcere di Opera all’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per il processo sull’omicidio dell’imprenditore Domenico Noviello, che anziche’ pagare il ‘pizzo’ denunciò la cosca, ha piu’ volte fatto dichiarazioni da colpo di teatro. La cautela con cui i pm della Direzione antimafia di Napoli accolgono le sue richieste nasce anche da precedenti incontri con il capo dell’alla stragista dei Casalesi. Uno lo raccontava anche lui al collegio giudicante sempre una settimana fa: “venne da me il procuratore Conzo gli dissi le stesse cose che sto dicendo qua (si sta accusando di 46 omicidi, ndr.) ma mi disse che sono pazzo”. E il 17 settembre, alla ripresa delle udienze del processo che si avviava alla conclusione, tra lo stupore generale, aveva revocato il mandato difensivo al suo legale ‘storico’, Alberto Martucci, scegliendo Lucia Annibali, l’avvocato sfregiato dall’acido su mandato del suo ex fidanzato ora condannato. Continua la lettura di “Giovà, la malavita è finita”, il superkiller Setola si pente in aula. Il pm Milita: “non sono minimamente sorpreso”

Casalesi/Sequestrati dalla finanza beni per 40 milioni di euro all’imprenditore vicino a Zagaria

I finanzieri del comando provinciale di Latina hanno sequestrato beni per 40 milioni di euro ad un imprenditore di Villa Literno (Caserta) del settore petrolifero e immobiliare, considerato vicino al clan dei Casalesi. Secondo la Gdf, l’imprenditore liternese per oltre un ventennio ha intrattenuto relazioni stabili e continuative con la criminalità organizzata campana, considerato ‘dominus’ di numerose attività imprenditoriali. Dalle dichiarazioni plurime e convergenti di alcuni collaboratori di giustizia l’imprenditore risulta appunto collegato con esponenti del clan dei Casalesi, che fanno capo a Michele Zagaria e alla famiglia Bidognetti. A loro avrebbe corrisposto a più riprese ingenti somme di denaro attraverso il cambio di assegni che gli veniva richiesto di volta in volta: una sorta di interazione paritetica tra l’imprenditore e la consorteria criminale che si traduceva in favori e protezioni. L’attività investigativa ha consentito di chiarire, relativamente alle operazioni di cambio assegni, come venissero da lui svolte con una tale indifferenza da non preoccuparsi minimamente della provenienza illecita degli stessi così da inserire nel circuito legale contanti provenienti dai propri conti correnti. Sotto l’aspetto patrimoniale è stata individuata una evidente sperequazione tra le entrate e le uscite dell’imprenditore. Tra l’altro, spiega la Gdf, tale sperequazione ha assunto maggior valore “considerando che è frutto di patrimonializzazione occulta di ingenti capitali per contanti, attraverso l’acquisto di immobili e terreni, anche con il pagamento in nero del corrispettivo pattuito”. Nell’operazione di polizia giudiziaria sono state approfondite anche una serie di segnalazioni per operazioni sospette previste dalla normativa antiriciclaggio nelle quali sono state evidenziate numerose anomalie su movimentazioni finanziarie risultate prive di qualsiasi giustificazione. Continua la lettura di Casalesi/Sequestrati dalla finanza beni per 40 milioni di euro all’imprenditore vicino a Zagaria

Un investigatore della Dia conferma: grazie a Cosentino i finanziamenti per il centro commerciale “Il Principe”

Un incontro avvenuto a Roma il 7 febbraio del 2006 presso la filiale di via Tiburtina della Unicredit Banca d’Impresa, tra Nicola Cosentino, il responsabile ella filiale Cristofaro Zara, suo cognato Mario Santocchio e Luigi Cesaro, sarebbe stato decisivo per lo sblocco da parte dell’istituto di credito della pratica di finanziamento alla Vian Srl per la costruzione a Casal di Principe del Centro Commerciale “Il Principe”, in cui aveva interessi il clan dei Casalesi. E’ il resoconto nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dell’esame dell’investigatore della Dia di Napoli, il maresciallo Carmine Sollo, teste d’accusa, l’uomo che si e’ occupato di tutte le intercettazioni telefoniche durante l’inchiesta. Nel processo, l’ex sottosegretario all’Economia e’ imputato per reimpiego di capitali illeciti. Il maresciallo narra cronologicamente al pm Fabrizio Venorio quella che e’ stata la genesi di tutta l’inchiesta. Racconta, infatti, che il primo imput investigativo sull’affare del centro commerciale si ha mentre per altri motivi stanno intercettando tutta la famiglia del boss Francesco Bidognetti. In particolare, Sollo riferisce di una intercettazione ambientale datata 19 marzo 2006 tra Giovanni Lubello, marito della figlia del boss Francesco Bidognetti, quest’ultima e una coppia di amici. Continua la lettura di Un investigatore della Dia conferma: grazie a Cosentino i finanziamenti per il centro commerciale “Il Principe”

Cassazione: Nick o’merican ancora referente dei casalesi, a casa sua politici e camorristi

Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore azzurro della Campania, deve rimanere in custodia cautelare in carcere perchè a casa sua, fino allo scorso 15 aprile – nonostante le inchieste aperte e i processi in corso – i carabinieri del Ros hanno visto entrare politici accompagnati da persone legate alla camorra e questo indica che Cosentino e’ “ancora referente” dei casalesi e che e’ sbagliato considerarlo un “politico bruciato”. Lo sottolinea la Cassazione confermando il ripristino della detenzione. “Nell’informativa del Ros, del 15 aprile 2014 – scrive la Cassazione nella sentenza 38031 depositata oggi, udienza del 5 agosto – si evidenziava che, ad accompagnare l’assessore regionale alle attivita’ produttive della Regione Campania Fulvio Martusciello e a fare da intermediario per l’incontro, era stato tale Giuseppe Fontana, imprenditore attinto da provvedimento di interdittiva antimafia”. Queste circostanze, ad avviso dei supremi giudici, “adeguatamente” dimostrano “l’attualita’ dei rapporti del Cosentino con ambienti legati alla criminalita’ organizzata”. La Cassazione, inoltre, rileva che quando ci si occupa di Cosentino “bisogna partire dalla constatazione che su di lui grava un’imputazione di concorso esterno in associazione camorristica su cui si e’ formato, e’ opportuno ribadirlo, il giudicato cautelare”. Pertanto “allo stato risulta provato che nel tempo l’imputato ha sviato il suo potere politico in favore di un’organizzazione criminale di riconosciuta estrema pericolosita’, che non solo ha imposto con la violenza la propria supremazia nel suo ambito territoriale di operativita’, ma ha anche devastato il territorio con l’abusivo smaltimento di rifiuti tossici, con conseguenti effetti negativi sull’economia della zona e la salute di quanti vi abitano”. Continua la lettura di Cassazione: Nick o’merican ancora referente dei casalesi, a casa sua politici e camorristi