La camorra nell’affaire monnezza, il sistema già corrotto da politica e imprenditoria

Una condanna a 14 anni di reclusione. È quanto ha richiesto al collegio giudicante presieduto da Orazio Rossi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere il pm Antonello Ardituro, alla fine della requisitoria del processo che vede imputato l’ex sindaco di Villa Literno e attuale consigliere regionale Enrico Fabozzi per concorso esterno, reimpiego, turbativa d’asta, corruzione e voto di scambio. Ardituro ha chiesto anche che all’ex primo cittadino venga riconosciuta l’aggravante di aver fatto parte di una associazione armata. Il pm, poi, ha chiesto l’assoluzione per il reato di estorsione per Raffaele Pezzella, per il quale pero’ vuole 3 anni di pena per turbativa d’asta; per Nicola Caiazzo una condanna a 3 anni; per i collaboratori giustizia Francesco Diana, Massimo Iovine e Gaetano Ziello una pena di 1 anno e sei mesi. Tre anni, invece, per l’altro collaboratore Emilio Di Caterino. Per i due fratelli imprenditori Pasquale e Domenico Mastrominico, il pm ha chiesto 11 anni di reclusione. Tutti accusati di concorso esterno in associazione camorristica per il maxi appalto da 13 milioni di euro concesso nel 2007 ad imprenditori vicini al clan dei Casalesi. Nella requisitoria  Ardituro ha ripercorso quelli che sono stati i rapporti tra imprenditori, Fabozzi e la camorra nella gestione degli appalti. Una “filiera” ha detto Ardituro, che inizia con il patto avvenuto nel 2003 tra Fabozzi e Luigi Guida, oggi collaboratore. “Questo processo e’ il punto piu’ alto del lavoro di contrasto alla camorra, perche’ qui parlano i capi come Antonio Iovine e Luigi Guida, che riferiscono dei fatti vissuti in prima persona. Anche le intercettazione passano in secondo piano. Sulla questione rifiuti vi siete mangiati la nostra terra. Fabozzi, vi siete venduto Villa Literno quando avete fatto detto si’ alla sistemazione delle ecoballe nel vostro comune, affidando i relativi lavori ad amici vostri e percependo tangenti. E pochi mesi prima facevate manifestazioni con la gente per dire no”, ricorda il pm durante la requisitoria, contestando la tangente pagata dall’imprenditore dei rifiuti Generoso Roma per la costruzione di alcune piazzole per le ecoballe, che “si sarebbero spartiti Luigi Guida, Nicola Ferraro e lo stesso Fabozzi”. Ne parla lo stesso Guida, boss originario del Rione Sanita’ di Napoli e l’altro pentito Tammaro Diana. “È inutile – prosegue Ardituro – che vi attaccate al dato formale che le concessioni le dava il Commissariato per l’emergenza rifiuti. I lavori, infatti, in questo settore finivano sempre a ditte vicine a Fabozzi. Mi riferisco alla famiglia Tamburrino, che ha costruito altre piazzole per i rifiuti, e che e’ vicinissima a Fabozzi; loro hanno pagato 120mila euro di tangente, ce lo dice sempre Guida. Quando si tratta di ritirare il percolato i lavori vanno alla famiglia Di Fraia, legata sempre a Fabozzi”. “Fabozzi – ha detto il pm antimafia – apparteneva a quella filiera politica che faceva capo ad Antonio Bassolino, di cui faceva parte anche Nicola Ferraro che era nell’Udeur di Clemente Mastella. Fabozzi disse si’ alle ecoballe nel suo Comune perche’ sapeva che sarebbero arrivati molti fondi a titolo di ristoro dalla Regione, che era del suo stesso colore; quei soldi, oltre 13 milioni usati poi per il maxi-appalto del 2007, sono stati spartiti tra politici, imprenditori e camorristi. Ogni imprenditore aveva il proprio referente politico: Malinconico faceva riferimento ad Achille Natalizio, referente di Bassolino nel Casertano, ed era uomo di Antonio Iovine, e quest’ultimo lo ha confermato. C’era poi l’Udeur in cui militava Nicola Ferraro e in cui un ruolo importante era svolto da Camilleri, consuocero di Mastella, che si è aggiudicato uno dei lavori da 4 milioni di euro. L’Udeur inoltre per anni ha controllato l’assessorato all’Ambiente della Regione. La camorra si e’ solo inserita in un sistema gia’ corrotto da politica e imprenditoria”. Il pm definisce i Mastrominico imprenditori degli Schiavone e “degli imbroglioni – dice – hanno vinto le gare imbrogliando e quando hanno denunciato lo hanno fatto solo per copertura, denunciando solo i Bidognetti. I Mastrominico sono uguali a Fabozzi, non conoscono la camorra, sembra che per loro non esista. Ogni imprenditore aveva i suoi referenti di camorra”. Quanto all’aggravante dell’associazione armata (che solitamente viene contestata solo agli affiliati), ne sussistono i presupposti, per Ardituro, dato che l’ex sindaco incontrava e faceva accordi con Guida nel 2003 e 2004, quando questi insieme ad altri commettevano omicidi sul territorio. Per il pm, dunque, Fabozzi era a conoscenza “della pericolosita’ omicidiaria del clan”.