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Quando la politica va a braccetto con la mafia casalese

Quando a finire nella rete della Magistratura sono i mafiosi, quasi non fa più notizia. Nella terra di Gomorra nessuno più si scandalizza. Grazie al “racconto” dei collaboratori di Giustizia sono migliaia i criminali assicurati alla Giustizia e miliardi di euro che sono diventati patrimonio dello Stato. Servono, sono utili e ben vengano nuove collaborazioni. Se non fosse stato per i collaboratori di giustizia quante persone l’avrebbero fatta franca. Tantissimi. Anche tanti errori, omissioni, silenzi inappropriati, verbali ancora desecretati. Non è tutto oro quello che luccica sicuramente, ma ad oggi la nostra terra è più libera di prima anche e soprattutto grazie al fenomeno del pentitismo. Chi fa la scelta di “collaborare” e lo fa seriamente aiuta la Giustizia. Continua la lettura di Quando la politica va a braccetto con la mafia casalese

L’architetto indagato chiamato dall’Antimafia va a Roma a spese dei cittadini

“La corruzione è un virus sociale che infetta tutto, serve maggior cultura della trasparenza tra enti pubblici, settore privato e società civile”. Non lo dice un dispositivo del Tribunale, non lo scrive un magistrato, né è scritto in un manifesto pubblico. A descrivere un contesto a tinte fosche completamente dominato dal cancro della corruzione è Papa Francesco nella sua recente visita in Sud America. Un continente in preda ad una tangentopoli nella gestione del potere senza precedenti. E come è solito fare il Papa non usa mezze parole, non si scherma dietro i velluti dello sfarzoso palazzo del Palacio del Gobierno di Lima. “Uniti per difendere la speranza” recitava il testo del discorso papale: “implica maggior cultura della trasparenza tra enti pubblici, settore privato e società civile, e non escludo le organizzazioni ecclesiastiche. Nessuno può dirsi estraneo a questo processo; la corruzione è evitabile ed esige l’impegno di tutti. Continua la lettura di L’architetto indagato chiamato dall’Antimafia va a Roma a spese dei cittadini

Una cubana in cambio di appalti. Sesso e potere in terra di Gomorra

Una prostituta cubana per facilitare la ditta del clan: la avevano procurata gli uomini del clan Belforte a un ingegnere dell’ufficio di igiene urbana del Comune di Santa Maria a Vico, nel casertano, finito stamattina in manette. I reati ipotizzati sono turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio, corruzione e sfruttamento della prostituzione, aggravati dal metodo mafioso. Fra le persone arrestate, amministratori e dirigenti pubblici del Comune di Santa Maria a Vico, l’ingegnere Pio Affinita, l’assessore all’Ambiente, Savinelli Ernesto e Piscitelli Angelo, colonnello dell’Esercito Italiano in servizio a Maddaloni cognato dell’assessore Savinelli. “Tieni presente che ogni stabilimento di quello (Nicola Ferraro – nda), paga dai 2000 ai 3000 euro al mese, perchè gli conviene in quanto non fanno nessuna raccolta differenziata” parola di Angelo Grillo, imprenditore colletto bianco, ras dei rifiuti legato al clan Belforte di Marcianise. Il sistema generale era perfetto: pecunia non olet, pagare anche ai politici per evitare problemi oltre che dividere i proventi con i clan. Il sistema Grillo funzionava, l’impresa di raccolta e smaltimento rifiuti Fare L’Ambiente Spa di Ciampino lavorava a Marcianise come a Santa Maria a Vico e in molti altri comuni del casertano.

L'ingegnere Pio Affinita
L’ingegnere Pio Affinita

“Lui ha accettato un accordo con i Belforte nel quale si sente più autonomo: paga la sua tangente ed in cambio ottiene benefici, tanto da essere legittimato a protestare nel caso in cui la controprestazione non sia assicurata” – raccontano i collaboratori di giustizia e le intercettazioni nell’ordinanza firmata dal Gip di Napoli, Isabella Iaselli (il giudice che firmò la settimana scorsa il terzo arresto di Nicola Cosentino – nda). Continua la lettura di Una cubana in cambio di appalti. Sesso e potere in terra di Gomorra