Intrallazzi e potere politico, il telefono bollente di Nicola Cosentino

«Ma io non faccio politica, voglio risolvere prima i miei guai giudiziari». Il telefono è bollente, squilla a qualsiasi ora del giorno e della notte, non importa se l’intestatario si chiami Nicola Cosentino ed sia agli arresti domiciliari. Amici, colleghi di partito, simpatizzanti, sindaci d’aria centrodestra lo cercano, via telefono e via sms. Tutti a rincorrere il potente Nicola, Nick o’merican, il casalese che riesce ad aprire gli scrigni più segreti, a giocare partite a più tavoli delle trattative politiche, regionali, nazionali e locali, il vero punto di riferimento per il centrodestra, dai sottosegretari ai consiglieri regionali, dai parlamentari “cosentiniani” agli editori di quotidiani online. I tabulati telefonici parlano chiaro, Nicola non rifiutava nessuno, in tempo di “guerra” bisogna rispondere a tutti, la disponibilità è il requisito per restare nell’agone per un politico di razza, per un vero pezzo da novanta come l’ex settosegretario all’Economia. Quando si tratta di dispensare consigli e dettare la linea, per suggerimenti, consigli ed orientamenti, Forza Italia (sì, no, forse), poi Forza Campania, eppoi le commissioni comunali, i comuni dei sindaci amici, le amministrazioni “da controllare”, tutti alla greppia e ai piedi dell’uomo più potente della Campania, colui che ha avuto il potere di vita o di morte politica sugli uomini del centrodestra campano, non disdegnando accordi sottobanco con interi apparati del centrosinistra bassoliniano e campano. «Lo so che stai messo in croce, però io avrei bisogno di consigli, domani ci possiamo incontrare un poco? Io ho due problemi… quello del Segretario Generale che lo devo cambiare… e poi oggi pomeriggio alle cinque ho questo incontro con questi scemi là, io comunque vado perché noi siamo Forza Italia, giusto» – parola di Tonino De Angelis, sindaco in carica di Marcianise in una delle 150 telefonate intercorse tra i due. Ad ascoltare le migliaia di conversazioni telefoniche i carabinieri del Comando Provinciale di Caserta su ordine della Procura distrettuale antimafia di Napoli. Eppure la Suprema Corte di Cassazione il 27 giugno dell’anno scorso annullò con rinvio l’ordinanza del tribunale del Riesame di Napoli che confermava invece la reclusione per l’ex parlamentare berlusconiano. «Le organizzazioni camorristico-mafiose – affermava la Cassazione – non hanno interesse a servirsi di politici bruciati». La realtà, come dimostra l’informativa depositata al Tribunale del Riesame dal pubblico Ministero Antonello Ardituro è tutt’altra. Migliaia le telefonate: con il consigliere regionale Luciana Scalzi di Forza Campania, Cosentino è in contatto con duemila messaggi, con la deputata Giovanna Petrenga si sente almeno 123 volte, con l’assessore Teresa Ucciero 35 volte e con Carmine Antropoli 12 contatti negli ultimi mesi e con Antonio Milo, senatore di Agerola, 184 contatti. Nicola Cosentino anche durante gli arresti domiciliari non ha mai smesso di conversare a telefono di politica. Sembra impossibile che per un esponente politico così chiacchierato come Nick o’merican, avvocato di professione, sia stato naturale comunicare con l’esterno durante l’intero periodo di detenzione domiciliare dal suo fortino di via Tescione a Caserta, nonostante i divieti previsti. Strategia politica o delirio di onnipotenza? La linea sembra chiara, “muoia Sansone con tutti i Filistei” la parola d’ordine!

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