Terra di Lavoro e camorra. Un binomio a dir poco inscindibile. Terra di Gomorra, terra di intrallazzi, opposizione e maggioranza esaurite nel controllo di eventuali momenti di patologia nell’esercizio dell’azione amministrativa. Lusciano terra di conquista, terra di camorra. Consiglieri di opposizione che di giorno in una farsa da cinematografo vestono i panni di paladini della giustizia sociale, firmano interpellanze consiliari, inviano missive in Prefettura, minacciano esposti in Procura, attaccano manifesti gridando allo scandalo, si espongono alla berlina del buon governo sulla stampa “amica” e complice; di sera trattano con l’imprenditore, già schiavo del sistema criminal-mafioso, a suon di piccioli. Vergogna italica? Scandalo della provincia meridionale? A cadere nella rete dell’antimafia napoletana una banda di spregiudicati pseudo amministratori comunali, tecnici col vizietto dell’affaruccio sottobanco, imprenditori border line, financo un parlamentare della Repubblica delle banane, al secolo Luigi Cesaro, alias Gigino la polpetta. Attribuzione pilotata della gara d’appalto per il Piano degli Insediamenti Produttivi di LUSCIANO, il rilascio di autorizzazioni e documenti amministrativi riguardanti il Piano di Edilizia Economica e Popolare (PEEP), alla progettazione definitiva, la costruzione e la gestione di un Centro Sportivo Natatorio Polivalente. Queste in sostanza la materia del contendere: due gare d’appalto milionarie, un concorrente scomodo da estromettere a ogni costo, un incontro con i boss dei Casalesi raccontato da un imprenditore colluso, oggi collaboratore di giustizia. Verte su questo l’inchiesta della Dda di Napoli per la quale una richiesta di arresto nei confronti del deputato di Forza Italia Luigi Cesaro. Continua la lettura di La camorra chiama, Lusciano risponde. Tragicommedia dell’affarismo politico nella terra di nessuno
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Intrallazzi e potere politico, il telefono bollente di Nicola Cosentino
«Ma io non faccio politica, voglio risolvere prima i miei guai giudiziari». Il telefono è bollente, squilla a qualsiasi ora del giorno e della notte, non importa se l’intestatario si chiami Nicola Cosentino ed sia agli arresti domiciliari. Amici, colleghi di partito, simpatizzanti, sindaci d’aria centrodestra lo cercano, via telefono e via sms. Tutti a rincorrere il potente Nicola, Nick o’merican, il casalese che riesce ad aprire gli scrigni più segreti, a giocare partite a più tavoli delle trattative politiche, regionali, nazionali e locali, il vero punto di riferimento per il centrodestra, dai sottosegretari ai consiglieri regionali, dai parlamentari “cosentiniani” agli editori di quotidiani online. I tabulati telefonici parlano chiaro, Nicola non rifiutava nessuno, in tempo di “guerra” bisogna rispondere a tutti, la disponibilità è il requisito per restare nell’agone per un politico di razza, per un vero pezzo da novanta come l’ex settosegretario all’Economia. Quando si tratta di dispensare consigli e dettare la linea, per suggerimenti, consigli ed orientamenti, Forza Italia (sì, no, forse), poi Forza Campania, eppoi le commissioni comunali, i comuni dei sindaci amici, le amministrazioni “da controllare”, tutti alla greppia e ai piedi dell’uomo più potente della Campania, colui che ha avuto il potere di vita o di morte politica sugli uomini del centrodestra campano, non disdegnando accordi sottobanco con interi apparati del centrosinistra bassoliniano e campano. «Lo so che stai messo in croce, però io avrei bisogno di consigli, domani ci possiamo incontrare un poco? Io ho due problemi… quello del Segretario Generale che lo devo cambiare… e poi oggi pomeriggio alle cinque ho questo incontro con questi scemi là, io comunque vado perché noi siamo Forza Italia, giusto» – parola di Tonino De Angelis, sindaco in carica di Marcianise in una delle 150 telefonate intercorse tra i due. Continua la lettura di Intrallazzi e potere politico, il telefono bollente di Nicola Cosentino