Gli Inquieto, una famiglia al servizio del boss Michele Zagaria

“Questi sono roba mia”. Parola di Michele Zagaria. Che un ramo della famiglia Inquieto fosse al servizio del superboss Michele Zagaria è cosa nota. Il 7 dicembre del 2011, dopo più di 15 anni di latitanza, Capastorta fu stanato e assicurato alla Giustizia dalla Polizia e dalla tenacia del giovane pubblico ministero della DDA di Napoli Catello Maresca, proprio mentre era “ospite” in Via Mascagni a Casapesenna nella casa di Vincenzo Inquieto, il tubista, e la moglie Rosaria Massa. Vivandieri e consulenti personali assoldati dal boss. Ogni desiderio della primula rossa veniva prontamente esaudito da Inquieto e da tutta la famiglia. In cambio di protezione e soprattutto vil danaro. Soldi in cambio della dignità svenduta. Vabbè ma quella forse quel ramo degli Inquieto non l’hanno mai avuta. Con l’arresto di Michele Zagaria, i vivandieri finiscono in prigione per favoreggiamento. Dopo aver scontato gli anni di condanna, Rosaria Massa si separa da Vincenzo Inquieto. Vincenzo ripara in Romania “in soccorso” del fratello miliardario Nicola che ha bisogno di uomini di fiducia sui cantieri, la Massa si dedica a dare lezioni di ballo. E intanto la figlia Daniela se la gode. Vita agiata. Gli Inquieto hanno reso la rilassante Pitești provincia di Casapesenna. Periodicamente andavano e venivano dalla Romania. A mandare i soldi e a pagare i viaggi ci pensavano i collaboratori di Nicola, nell’Agro aversano come in Romania. La megavilla a Pitești di Nicola Inquieto Tyson era il punto di riferimento di tutti. Anche i soldi per gli avvocati inviava Nicola dalla Romania: “Lo zio Nicola mi lasciò tremila euro che dovevo pagare l’avvocato” – riferisce Luigi Inquieto (figlio di Vincenzo – nda) in un colloquio in carcere dal padre. “Il trasferimento di denaro in Italia” – avveniva – “mediante Money Trasfer e mediante terza persona” – scrive il Gip Federica Colucci nell’ordinanza di custodia cautelare. I soldi arrivavano a Gomorra o brevi manu tramite “corriere” o tramite la catena di Western Union. Bonifici a go go. Nicola Inquieto che in Italia “manco i soldi per le sigarette” teneva e che “era privo di strumenti finanziari, tanto da subire numerosi protesti in relazione a titoli emessi in assenza di copertura finanziaria”, in Romania, con i soldi di Capastorta, diventa la banca della famiglia che è “sempre stata di completa fiducia di Michele Zagaria”. Chiunque abbia avuto problemi di natura economica, Nicola si fa subito avanti, elargisce soldi a palate aiutando i familiari (i fratelli Giuseppe e Antonio – nda) in disgrazia. A parte la “buonuscita” da Gomorra di “50 mila euro”, chi aveva permesso a Nicola Inquieto di diventare un miliardario sulle ceneri dei protesti italiani aveva un solo nome e cognome, Michele Zagaria. È il collaboratore di giustizia Generoso Restina che ai magistrati confida: “grazie al sovvenzionamento ricevuto dallo Zagaria… ho letto personalmente un pizzino proveniente da Vincenzo Inquieto e destinato a Michele Zagaria… lessi il contenuto dove si faceva riferimento alla richiesta da parte di Inquieto Nicola di 200 mila euro per un investimento che ne avrebbe fruttato nell’arco di un anno quattro volte tanto. La missiva faceva anche ad altri precedenti investimenti sempre andati a buon fine. L’oggetto dell’investimento riguardava la costruzione di un parco”. Appunto Michele Zagaria aveva capito che su Nicola Inquieto si poteva contare. E lo finanziava nelle sue mirabolanti avventure in ambito edilizio. In Romania, Nicola non temeva “la malavita” perché “ci sta… ma a noi non ce ne fotte proprio della mala vita li pisciamo addosso… qua non ci sta che si sparano si scannano… qua si prendono a palate e basta questo è il massimo che possono fare”. I capitali mafiosi investiti fruttano più che in Italia. Non ci sono rischi di sorta. Tanto alla fine i soldi tornano al mittente. Per la famiglia Zagaria, i rapporti con il mecenate aversano travestito da imprenditore romeno era Carmine, l’ultimo dei fratelli, che ogni qual volta “Nicola tornava dalla Romania lo incontrava”. Parola di pentiti. Dopo quasi due settimane di carcere, l’Alta Corte di Cassazione e giustizia della Romania ha disposto la scarcerazione di Nicola Inquieto in attesa che venga discussa la causa per la sua estradizione in Italia. È stato invece confermato il sequestro degli appartamenti e dei fabbricati che ha costruito a Pitești.