Confiscati beni per 21 milioni di euro all’imprenditore Paolo Diana alias “scarpone”

I finanzieri del Gico di Napoli hanno confiscato il patrimonio del valore di 21 milioni di euro, tra beni mobili e immobili, di Paolo Diana, imprenditore nel settore dei trasporti e del commercio di autoveicoli. Diana, noto con il soprannome di “Scarpone”, e’ considerato legato alla fazione guidata dal capoclan Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto e Mezzanotte”. La confisca ha riguardato 24 fabbricati e 44 terreni ubicati a Castel Volturno, Roma e Villa Literno, 2 auto, 52 conti-correnti, 9 pacchetti azionari e 4 societa’. È stato il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ad emettere il provvedimento definitivo nei confronti di questo esponente di spicco dei “Casalesi”, sulla base delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e sulla scorta delle indagini svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria partenopeo. L’attività investigativa svolta dalla Guardia di Finanza ha dimostrato, tra l’altro, come Paolo Diana abbia provveduto nel tempo, direttamente o con la collaborazione dei figli Nicola e Pasquale, a fornire denaro o autovetture di grossa cilindrata (tra cui, Ferrari e Maserati) agli esponenti di spicco del clan, ad assicurare appoggi logistici per l’esecuzione di agguati mortali nonchè a mettere le proprie abitazioni a disposizione come basi di appoggio durante la guerra fra le diverse fazioni camorristiche, fungendo da intermediario per fissare incontri tra affiliati latitanti e amministratori politici. Più nel dettaglio, è stato appurato che lo stesso imprenditore ha ospitato, presso le proprie abitazioni, latitanti e camorristi del calibro di Domenico Bidognetti detto “Bruttaccione”, Luigi Guida detto “Gigino ‘o drink”, Egidio Coppola alias “Brutus”, posti ai vertici del sodalizio criminale. La ricchezza indebitamente accumulata era già stata oggetto di sequestro nel 2011, su disposizione del medesimo Tribunale, che aveva accolto la proposta avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, all’esito degli accertamenti svolti dallo stesso G.I.C.O. della Guardia di Finanza, con cui era stato appurato che Paolo Diana disponeva di un patrimonio mobiliare, immobiliare e finanziario di valore nettamente sproporzionato rispetto al reddito dichiarato ai fini delle imposte sui redditi e alle altre attività economiche svolte.