Un accordo malsano tra imprenditoria del Centro/Nord Italia assetata di denaro facile e imprenditoria criminale nostrana ha messo le basi alla distruzione coatta della nostra straordinaria terra. Quella che un tempo era famosa nel mondo come Campania Felix, Terra di Lavoro, oggi è tristemente famosa per la devastazione ambientale. Un disastro che è sotto gli occhi di tutti, basta fare un giro nelle periferie delle città tra le province di Napoli e Caserta. Un disastro ambientale sancito dal processo madre alle ecomafie. La Quinta Sezione della Corte d’Assise di Napoli ha sancito con un verdetto senza pari in Italia, dopo circa 190 udienze, centinaia di testimoni e condanne pesantissime, l’unica verità: la nostra terra è stata avvelenata da un manipolo di uomini senza scrupoli. Il processo Resit, dal nome della famigerata discarica di Cipriano Chianese, sita in località Tre Ponti tra Giugliano e Parete vedeva alla sbarra imprenditori dei rifiuti, trasportatori, faccendieri, camorristi, funzionari pubblici, tecnici, insomma il gotha delle ecomafie al completo. Venti anni a Cipriano Chianese, 16 al faccendiere e pluripregiudicato casalese in odore di massoneria Gaetano Cerci, 5 anni e sei mesi al sub commissario all’emergenza rifiuti Giulio Facchi, 6 anni al trasportatore pregiudicato Elio Roma, alias o pagliarulo. La vera novità del verdetto è stato il fatto che per la prima volta ha retto l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sia per l’associazione di stampo mafioso per dei crimini contro l’ambiente e soprattutto dalla Corte d’Assise è stata accolta la richiesta del pubblico ministero Alessandro Milita, sul disastro ambientale e l’avvelenamento delle acque. Quella che fino a qualche tempo fa poteva essere un’invenzione dei comitati ed ambientalisti definiti “integralisti”, oggi per la prima volta è stato messo nero su bianco sulla devastazione ambientale perpetrata sul nostro territorio.
Dopo l’interdizione all’uso dell’acqua di pozzo a Casal di Principe (Ordinanza n° 56 del 18/09/2013), chi di dovere ha l’obbligo a questo punto di interdire l’uso dell’acqua di pozzo anche nel territorio della discarica ex Resit. Per non parlare poi dei roghi tossici di rifiuti. Quella appena trascorsa forse è stata l’estate più rovente in quanto all’abbandono di rifiuti e ai roghi. Circa un centinaio quelli più considerevoli e degni di attenzione. Un’aria irrespirabile. Gente costretta a dormire malgrado l’arsura estiva barricata in casa. Perché chi è deputato al controllo del fenomeno fin’ora non ha preso i giusti provvedimenti? Mancanza di personale e di controlli mirati alle aziende artigianali in nero, incompetenza e sciatteria. Un mix perfetto. Sono trascorsi all’incirca trent’anni da quando i primi tir dal Nord Italia raggiungevano le nostre zone a sversare veleni di tutti i tipi, dai fanghi concerie, ai fusti tossici passando per i rifiuti ospedalieri e morchie industriali. Qualcuno stima il traffico in 500 mila tir: nessuno mai ha visto nulla? È mai possibile che non sia mai stato fermato dalle forze dell’ordine un tir di veleni?
E le autorità locali? Dobbiamo credere al collaboratore di giustizia Antonio Iovine, che va ripetendo che erano completamente asservite al volere del clan dei Casalesi? Una classe politica e dirigente che ha venduto al malaffare milioni di cittadini campani per una poltrona in Parlamento o nelle assise provinciali, regionali e comunali. C’è stato nell’ultimo periodo un tentativo fiacco da parte della neonata Procura del Tribunale di Napoli Nord: la colpa è dei sindaci che omettono i controlli. Partito lo scaricabarile. Sarà vero? Ma le forze dell’ordine? E le commissioni parlamentari, quelle regionali? E la politica? Lo scempio è sotto gli occhi di tutti. Anche sulle cifre del disastro ci sono incongruenze. Due per cento, tre, quattro. Tanta confusione sotto il cielo. Intanto si continua a scavare. Ma i risultati delle analisi sui veleni? I collaboratori di giustizia ci raccontano di uno scenario apocalittico. Milioni di tonnellate di veleni interrati nella terra fertile. Dobbiamo ancora aspettare per le tanto attese bonifiche? Finora tante chiacchiere, protocolli sottoscritti e per nulla rispettati, a quando la risoluzione del problema ambientale? I cittadini intanto continuano ad aspettare. Anche ammalarsi è diventato un problema: gli ospedali dell’area casertana sono insufficienti e a volte inadeguati per le cure. Chi ha le possibilità economiche si rivolge altrove! La magistratura, tranne rarissime occasioni, stenta a far sentire la propria voce dobbiamo ammettere o per incompetenza o per volontà. Al momento solo fumo (tossico!) e null’altro.