Terra di Lavoro e camorra. Un binomio a dir poco inscindibile. Terra di Gomorra, terra di intrallazzi, opposizione e maggioranza esaurite nel controllo di eventuali momenti di patologia nell’esercizio dell’azione amministrativa. Lusciano terra di conquista, terra di camorra. Consiglieri di opposizione che di giorno in una farsa da cinematografo vestono i panni di paladini della giustizia sociale, firmano interpellanze consiliari, inviano missive in Prefettura, minacciano esposti in Procura, attaccano manifesti gridando allo scandalo, si espongono alla berlina del buon governo sulla stampa “amica” e complice; di sera trattano con l’imprenditore, già schiavo del sistema criminal-mafioso, a suon di piccioli. Vergogna italica? Scandalo della provincia meridionale? A cadere nella rete dell’antimafia napoletana una banda di spregiudicati pseudo amministratori comunali, tecnici col vizietto dell’affaruccio sottobanco, imprenditori border line, financo un parlamentare della Repubblica delle banane, al secolo Luigi Cesaro, alias Gigino la polpetta. Attribuzione pilotata della gara d’appalto per il Piano degli Insediamenti Produttivi di LUSCIANO, il rilascio di autorizzazioni e documenti amministrativi riguardanti il Piano di Edilizia Economica e Popolare (PEEP), alla progettazione definitiva, la costruzione e la gestione di un Centro Sportivo Natatorio Polivalente. Queste in sostanza la materia del contendere: due gare d’appalto milionarie, un concorrente scomodo da estromettere a ogni costo, un incontro con i boss dei Casalesi raccontato da un imprenditore colluso, oggi collaboratore di giustizia. Verte su questo l’inchiesta della Dda di Napoli per la quale una richiesta di arresto nei confronti del deputato di Forza Italia Luigi Cesaro. “Paradossalmente, ancora una volta, l’oggetto centrale del procedimento, e cioè l’attribuzione dell’appalto per la realizzazione delle opere per il Piano Insediamenti Produttivi (P.I.P.) di Lusciano, scolora rapidamente, sino a rimanere confinato al ruolo di scenario secondario, di ulteriore terreno di confronto sul quale si deve ancora una volta misurare la capacità di infiltrazione delle organizzazioni criminali, la strutturata bulimia del Clan dei Casalesi, la sua attitudine del gruppo criminale a farsi interlocutore delle istanze politiche ed economiche di un determinato territorio, asservito alla sua influenza, molto di quanto accada al governo degli enti territoriali esponenziali. A malincuore, l’oggetto principale del procedimento diviene, dunque, “asservimento” di un territorio all’organizzazione camorristica, la sua presenza nelle scelte amministrative, il controllo mafioso delle attività economiche” – scrivono i sostituti Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano nella richiesta al Gip Ferrigno. L’inchiesta parte nel 2007, depositata sulla scrivania del giudice per le indagini preliminari nel 2011, porta ancora la firma del Procuratore Lepore e dell’aggiunto Cafiero de Raho: “a torsione dell’azione amministrativa in direzione della soddisfazione delle pretese della criminalità camorristica e la capacità delle organizzazioni criminali di individuare i destinatari delle commesse pubbliche trovano numerose ed ulteriori conferme proprio nella gestione degli appalti pubblici relativi al Comune di Lusciano, ennesimo crocevia ove confluiscono interessi imprenditoriali, criminali, amministrativi”. Camorristi, pentiti, criminali spietati, traffichini, semiprofessionisti col vizietto dell’affare, venditori di fumo e politica, vecchi volponi della cosa pubblica, compari di fede. Lusciano, una realtà amministrativa che faceva acqua da tutte le parti, destra e sinistra unite nel nome della speculazione economica, una delle tante realtà amministrative locali, accomunate dalla sottoposizione del relativo territorio all’influenza criminale della fazione bidognettiana, in ossequio ad una consolidata ripartizione, all’interno del clan dei Casalesi, delle aree della provincia di Caserta. Cesaro in cambio di Emini, dalla padella alla brace. I magistrati ne sono certi: “Ferraro Nicola, all’epoca dei fatti esponente dell’UDEUR, uomo politico certamente in condizione di orientare le scelte politiche di numerosi Comuni della Provincia. È Nicola Ferraro, in arte Fucone, infatti, lo sponsor della ditta Cesaro ed è lo stesso Ferraro il passepartout istituzionale del clan per accedere alla vita amministrativa dei comuni ricompresi nell’influenza del clan”. L’ordinanza del Tribunale di Napoli è un vero manuale sociologico, uno studio del crimine nella terra di Gomorra. Affari, legami, rapporti, fratellanze, tutto nel nome del Dio denaro: “Alle persone che si dimostravano disponibili venivano consegnati € 50,00 ciascuno in cambio del voto che dovevano dimostrare di aver effettivamente dato al candidato richiesto mediante una foto della schede elettorale scattata con il telefonino”, a riferirlo il pentito Maiello Umberto. “All’incirca nella prima metà degli anni ‘90 i Verolla erano in rapporti societari con i fratelli Ferraro Fucone con la ditta di questi ultimi che poi si chiamò ECOCAMPANIA”. A parlare il superpentito dei rifiuti Gaetano Vassallo – “Per questa ragione, il Verolla (Isidoro – nda) mi chiese se avessi potuto rilasciare loro un attestato in qualità di titolare di discarica privata. Tale attestato era necessario per tutti i trasportatori di rifiuti che avessero voluto concorrere agli appalti pubblici e più precisamente per il rilascio per le autorizzazioni regionali previste dal decreto 915/82: tali autorizzazioni erano relative alla raccolta e trasporto degli RSU. Io non ebbi problemi a rilasciare tale attestato perché, in fondo, non mi costava nulla e in quel momento si trattava unicamente di rilasciare una documentazione formale, che non necessariamente si sarebbe trasformata in un reale rapporto commerciale. Quando si tratta di appalti, lavori, edilizia, cemento, nella Terra di nessuno ci si serve del marchio di qualità che garantisce solo del clan, una sicurezza per le proprie tasche: “L’asse Ferraro-Guida, attiva proprio negli anni in cui si realizzeranno le condotte nel comune di Lusciano, legittima appieno l’intervento che il Ferraro medesimo dispiegherà a favore dell’impresa Cesaro, allontanando – con il beneplacito e la forza del clan criminale – l’impresa Emini, concorrente soppiantato dal nuovo interlocutore politico-criminale” – scrivono i giudici della Dda napoletana. “L’ing. Emini subisce l’effetto di una pericolosa commistione di interessi illeciti, riferibili ad affiliati al clan dei Casalesi, ad amministratori e dipendenti pubblici corrotti e ad imprenditori compiacenti, che – di fatto – lo escludono dal competere da importanti gare di lavori pubblici indette dal Comune di Lusciano. L’Emini fu presecelto quale imprenditore di riferimento dagli enti privati, appunto i Consorzi e le Cooperative di costruzione, ed – in relazione all’aggiudicazione di tale contratto privato – fu costretto al versamento di una vertiginosa tangente di circa 750.000 euro” – si legge nell’ordinanza. Per capire il vero strapotere criminale della banda di malfattori riporto un passo dell’ordinanza del Gip Ferrigno, a parlare ai pm antimafia è il superpentito Luigi Guida, detto o’drink: “dell’acquisizione delle aree da destinare agli investimenti del PIP di Lusciano, io sono intervenuto nella vicenda, le aree erano già state individuate dal Comune sia per il PIP “grande” e per il PIP “piccolino” e si trattava di verificare la disponibilità dei coloni ad abbandonare le aree. Noi ci siamo anche interessati per la identificazione dei proprietari e dei coloni ma non ricordo una particolare attività nel settore. In effetti di questa vicenda si occupavano altri ad iniziare dall’assessore Salernitano, per quanto riguarda il PIP piccolino (anche perché egli aveva una specifica delega nell’amministrazione comunale in questo settore), e per quanto riguarda il PIP “grande” se ne occupavano anche Nicola Ferraro, Cesaro ed il Verolla; più che altro io venivo costantemente informato di questi tipi di contatti e trattative. I primi accordi… prevedevano di favorire l’ingegnere Emini per l’assegnazione dei lavori, io li presi con l’amministrazione di sinistra retta da un Sindaco di cui non ricordo il nome, nella quale i miei referenti erano l’assessore Salernitano, l’assessore Francesco Pezzella ed il marito della signora Fiore, i quali fra l’altro nei discorsi che tenemmo mi dicevano di rappresentare anche una quarta persona, che non intervenne, ma che loro indicavano come assessore o consigliere Vassallo. Successivamente, come ho detto, si provvide a sostituire l’ingegnere Costanzo ad opera di questa amministrazione di sinistra e, infine, dopo le elezioni, l’amministrazione cambiò e fu eletto il Sindaco Isidoro Verolla che divenne di conseguenza il mio referente per portare a termine la vicenda del PIP insieme con il suo portavoce Giovanni Verolla; fu con loro che trattai quindi la fase finale che prevedeva di sostituire ad EMINI CESARO, ovviamente con la presenza di Nicola FERRARO. Devo aggiungere che anche dopo il cambio dell’amministrazione, era mia intenzione mantenere gli accordi con SALERNITANO e gli altri politici della giunta di sinistra ed anzi ricordo che ci fu un incontro con loro nel quale essi mi chiesero di ricompensare la loro attività non più con del denaro come inizialmente concordato ma attraverso l’assegnazione di un terreno e di un capannone nell’area del PIP. Questa riunione erano presenti oltre a me, Francuccio ‘o TABACCARO, Ciccio PEZZELLA, il marito della signora FIORE, Nicola FERRARO e SALERNITANO Vincenzo. Bisogna comprendere che questi politici di Lusciano anche quando non erano parte della maggioranza che sosteneva la giunta, erano comunque molto presenti nelle cose del Comune per cui io mantenevo un buon rapporto con loro indipendentemente dal fatto che fossero maggioranza o opposizione. ….. Nicola TURCO, presentatomi precisamente da Alfonso SANTORO. Con Nicola TURCO, per la verità, ho avuto molti incontri e dunque non potrei riassumere tutti gli argomenti di cui abbiamo parlato. Uno di questi però me lo ricordo bene: una volta approvato il Piano PIP e individuato il CESARO quale costruttore ci incontrammo io, e Nicola TURCO, Alfonso SANTORO per discutere di un ulteriore affare. Il TURCO voleva infatti proporre di far acquistare al CESARO i pannelli prefabbricato con i quali si realizzano i capannoni industriali da una ditta di sua conoscenza forse con sede a Torre Annunziata o Castellammare . Nicola SANTORO per la vicenda del PIP stesse predisponendo tutta la documentazione necessaria a favorire l’ingegnere EMINI, di come per questo avesse percepito 160.000.000 di lire (o forse 160.000 euro), e di come fosse stato malmenato dall’ingegnere EMINI quando questi accorse che erano saltato l’iniziale accordo che doveva favorirlo; devo aggiungere che quando poi Nicola FERRARO mi propose una sua ditta da favorire per il PIP, che poi seppi essere l’impresa CESARO, capii immediatamente che egli aveva rapporti molto stretti con Nicola SANTORO il quale infatti si mise a disposizione per favorire il CESARO, così come aveva fatto per le piscine” – conclude il pentito bidognettiano. A chiosare il tutto ci pensano i pm: “La diversa militanza, o addirittura la contrapposizione politica, nel territorio considerato, e sotto l’influenza decisiva del clan non ha mai costituito un serio ostacolo ad accordi trasversali suggeriti dagli interessi personali e non certo da una lucida visione politica o da una reale rappresentanza di interessi pubblici. Scolora, dinanzi alla fagocitante sintesi politico-criminale-imprenditoriale qualunque distinzione tra coalizioni di centrodestra e coalizioni di centrosinistra. Il gruppo mafioso non ha preferenze ideologiche o politiche, ma sceglie di volta in volta secondo convenienza in relazione a valutazioni economiche e di gestione del territorio. E l’alleanza politico-criminale, non può che seguire la strada segnata dal governo del territorio da parte della criminalità organizzata”. “Grande è la mia amarezza di fronte a un’accusa ingiusta rispetto alla quale ho piu’ volte ribadito la mia totale estraneità. Nel contempo mi sento però sollevato perchè nell’ambito di un formale procedimento avrò la possibilità di difendermi fiducioso come sempre nella capacità della magistratura di accertare la verità nel rispetto delle prerogative difensive evitando di lasciarsi irretire da facili e suggestivi teoremi”. Lo afferma Luigi Cesaro (FI) in una nota, dopo la richiesta di arresto nei suoi confronti.